BREVE RIASSUNTO

  • Uno studio pubblicato su BMJ ha scoperto che, con l'avanzare dell'età, l'integrazione con vitamina D e grassi omega- 3 potrebbe ridurre significativamente il rischio di sviluppare malattie autoimmuni, tra cui artrite reumatoide, psoriasi, malattie della tiroide e altro
  • I partecipanti hanno assunto quotidianamente vitamina D3 (2.000 UI), grassi omega-3 (1.000 milligrammi) o un placebo e sono stati seguiti per più di cinque anni
  • L'integrazione di vitamina D per cinque anni, con o senza grassi omega-3, ha ridotto del 22% lo sviluppo di malattie autoimmuni
  • L'integrazione di grassi omega-3 con o senza vitamina D ha ridotto il tasso di malattie autoimmuni del 15%
  • Per coloro che assumevano sia la vitamina D che i grassi omega-3, il rischio di malattie autoimmuni è diminuito di circa il 30% e quando i partecipanti hanno assunto vitamina D per almeno due anni, il loro rischio di sviluppare malattie autoimmuni è diminuito ancora di più, di circa il 39%
  • Per una salute ottimale, non è sufficiente aumentare solo l'assunzione di omega-3: bisogna anche ridurre gli omega-6, in particolare l'acido linoleico proveniente da oli "vegetali" o di semi

Le malattie autoimmuni, dove il tuo sistema immunitario attacca erroneamente le cellule sane, sono in aumento da circa quattro decenni e ora stanno incrementando a un tasso compreso tra il 3% e il 9% all'anno, a livello globale. In quanto principale causa di morte tra le donne e terza causa di morbilità nei Paesi industrializzati, i ricercatori hanno ipotizzato che la colpa possa essere provenire da fattori ambientali e alimentari.

"La genetica umana non è cambiata negli ultimi decenni", ha detto al The Guardian James Lee, uno scienziato del Francis Crick Institute di Londra. "Quindi qualcosa sta cambiando nel mondo tanto da aumentare la nostra predisposizione alle malattie autoimmuni".

I cambiamenti nei livelli di vitamina D e omega-3 potrebbero essere tra questi e uno studio pubblicato su The BMJ suggerisce che l'integrazione con questi composti potrebbe ridurre significativamente il rischio di sviluppare malattie autoimmuni, tra cui artrite reumatoide, psoriasi, malattie della tiroide e altro, man mano che si invecchia.

Vitamina D e Omega 3 riducono il rischio di sviluppare malattie autoimmuni

I ricercatori del Brigham and Women's Hospital, Harvard Medical School, hanno utilizzato i dati dello studio sulla vitamina D e omega-3 (VITAL), che ha coinvolto 25.871 partecipanti di età pari o superiore a 50 (uomini) o 55 (donne) e anziani, per indagare se la vitamina D e i grasi omega-3 di origine marina possono ridurre il rischio di malattie autoimmuni.

I partecipanti hanno assunto quotidianamente vitamina D3 (2.000 UI), grassi omega-3 (1.000 milligrammi) o un placebo e sono stati seguiti per più di cinque anni. Tutti avevano segnalato di avere le malattie autoimmuni diagnosticate durante il periodo di studio e coloro che assumevano vitamina D e/o omega-3 ne presentavano un livello inferiore.

"L'integrazione di vitamina D per cinque anni, con o senza acidi grassi omega-3, ha ridotto le malattie autoimmuni del 22%, mentre l'integrazione di acidi grassi omega-3 con o senza vitamina D ha ridotto il tasso di sviluppare malattie autoimmuni del 15% (non statisticamente significativo)”, hanno scritto i ricercatori.

Per coloro che assumono sia la vitamina D che i grassi omega-3, il rischio di sviluppare malattie autoimmuni è diminuito di circa il 30%. Inoltre, quando i partecipanti hanno assunto vitamina D per almeno due anni, il loro rischio di sviluppare malattie autoimmuni è diminuito maggiormente, del 39%.

Il coinvolgimento della vitamina D nell'infiammazione e nelle risposte immunitarie sia acquisite che innate può spiegare il motivo per cui sembra utile al fine di prevenire le malattie autoimmuni. I recettori della vitamina D sono presenti in quasi tutte le cellule del sistema immunitario umano, incluse monociti/macrofagi, cellule T, cellule B, cellule natural killer e cellule dendritiche.

La vitamina D ha molteplici azioni sul sistema immunitario, incluso il potenziamento della produzione di peptidi antimicrobici da parte delle cellule immunitarie, la riduzione delle citochine proinfiammatorie dannose e la promozione dell'espressione di citochine antinfiammatorie. Allo stesso modo, i grassi omega-3 acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA) inibiscono la produzione di proteina C-reattiva e citochine infiammatorie e sono noti per aiutare a risolvere l'infiammazione.

L'autrice dello studio, la dott.ssa Karen Costenbader, direttrice del programma lupus presso il Brigham and Women's Hospital, ha spiegato che i risultati sono così potenti che ora può rispondere a una delle domande più comuni dei suoi pazienti: "Quali vitamine o integratori consigliate?" La dottoressa ha riferito:

“Questa era una domanda a cui io e i miei colleghi abbiamo deciso di rispondere nello studio ausiliario sulla prevenzione delle malattie autoimmuni nello studio VITAL.
Ora, quando i miei pazienti, colleghi o amici me lo chiedono, posso indicare i risultati della nostra ricerca, che suggeriscono che per le donne di età pari o superiore a 55 anni e per gli uomini di età pari o superiore a 50 anni, 1000 mg al giorno di acidi grassi omega-3 marini (olio di pesce) e 2000UI di vitamina D al giorno - dosi utilizzate in VITAL - osservano a una riduzione del 22% di tutte le malattie autoimmuni con vitamina D e una riduzione del 15% della stessa con l'integrazione con olio di pesce in 5,3 anni di follow-up casuale.
Nel trial, questi integratori erano stati prescritti e sono stati sottoposti a rigorosi test di qualità. Erano di qualità accertata e ben tollerati e non è stato riscontrato alcun incremento degli effetti avversi”.

I bassi livelli di omega-3 e vitamina D peggiorano la possibilità di infettarsi di Covid

Garantire livelli ottimali di omega-3 e vitamina D è una mossa intelligente per la salute e ridurrà il rischio di contrarre numerose malattie, non solo quelle malattie autoimmuni. Il Covid-19 è tra queste. Uno studio pubblicato nel gennaio 2021, ha valutato l'indice di omega-3 di 100 individui e li ha confrontati con le relative manifestazioni di Covid-19.

L'indice omega-3 è una stima della quantità di EPA e DHA presente nelle membrane dei globuli rossi. L'indice è espresso come percentuale del totale degli acidi grassi RBC. L'indice omega-3 è stato confermato come indicatore stabile a lungo termine del proprio livello di omega-3 e riflette i livelli tissutali di EPA e DHA.

Un indice omega-3 superiore all'8% è associato a un minor rischio di morte per malattie cardiache, mentre un indice inferiore al 4% pone a un rischio più elevato di mortalità correlata a malattie cardiache. Può però anche essere predittivo per la contrazione del Covid-19.

Dopo aver separato i campioni di sangue dal quartile più alto a quello più basso, è stato scoperto che vi era un solo decesso; un uomo di 66 anni che era stato ricoverato con un 'ordine di non rianimare' nel gruppo in cui l'indice omega-3 era pari al 5,7% o superiore. All'interno degli altri tre quartili, il 17% dei pazienti è morto.

Se confrontati con l'età avanzata, hanno scoperto che il rischio di morte per Covid-19 nelle persone che avevano livelli più bassi di acidi grassi omega-3 era pari a quello di chi aveva 10 anni in più. Per quanto riguarda la vitamina D, in una meta-analisi di due set di dati, è stata trovata una forte correlazione tra il tasso di mortalità per SARS-CoV-2 e il livello di vitamina D, tale che la mortalità è diminuita significativamente una volta che i livelli di vitamina D hanno raggiunto 30 ng/mL.

Inoltre, i ricercatori hanno notato che "la nostra analisi mostra che la correlazione per i set di dati combinati interseca l'asse a circa 50 ng/mL, il che suggerisce che questo livello ematico di vitamina D3 può prevenire qualsiasi mortalità in eccesso". Presentare un livello inferiore a 20 ng/mL era associato a un rischio di morte 19,12 volte più alto e "la maggior parte dei casi di Covid-19 con livelli di vitamina D insufficienti o carenti è morta", hanno aggiunto.

Importanti anche per la salute del cuore

Gli omega-3 e la vitamina D giocano un ruolo fondamentale in un cuore sano, che si aggiungono ai molti motivi per cui non bisogna esserne carenti. Credo fermamente che un analisi dell'indice omega-3 sia uno degli screening annuali più importanti che dovrebbero fare tutti ed è un indicatore del rischio di malattie cardiache persino più importante rispetto ai livelli di colesterolo.

In effetti, una ricerca supportata dal National Institutes of Health suggerisce che un test dell'omega-3 è un ottimo indicatore della salute generale e della mortalità in generale. Lo studio ha misurato l'indice omega-3 in 2.500 partecipanti e ha scoperto che quelli che presentavano l'indice omega-3 più alto avevano minori rischi di sviluppare problemi cardiaci e una mortalità generale inferiore. I livelli di colesterolo, però, non erano similmente correlati.

"Quando i livelli di colesterolo sierico di base venivano sostituiti con l'indice omega-3 negli stessi modelli multivariabili", ha affermato l'autore principale William Harris, dottore di ricerca, "il primo non era significativamente associato a nessuno dei risultati monitorati mentre quest'ultimo era correlato a quattro dei cinque risultati valutati".

La vitamina D svolge anche un ruolo principale nelle malattie cardiache, perché migliora la circolazione e può essere utile per risolvere l'ipertensione. Inoltre, per i suoi effetti sulla funzione endoteliale, la vitamina D può anche aiutare a migliorare o prevenire insufficienza cardiaca, infarto, vasculopatia, ictus e diabete.

Perché ridurre gli omega-6 è così importante

Integrare con grassi omega-3, o aumentare l'assunzione di cibi ricchi di omega-3, è importante, ma non è sufficiente per raggiungere una salute ottimale. Questo perché la maggior parte degli americani consuma parecchi grassi omega-6 sbilanciando completamente l'importante rapporto omega-6/omega-3.

Il rapporto tra omega-6 e omega-3 dovrebbe essere di circa 1 a 1 o forse fino a 4 a 1, ma semplicemente aumentare l'assunzione di omega-3 non sarà sufficiente per contrastare il danno causato da un eccesso di omega-6. Bisogna ridurre al minimo il livello di omega-6 per evitare che si verifichi il danno.

Gli oli di semi industrialmente lavorati, spesso indicati come "oli vegetali", stanno alla base del problema. L'acido linoleico è il principale acido grasso che si trova negli acidi grassi polinsaturi (PUFA) e rappresenta circa l'80% della composizione di acidi grassi degli oli vegetali. L'acido linoleico è una causa delle malattie croniche perché, una volta ossidato come nella maggior parte degli alimenti trasformati, degenera nei metaboliti ossidati dell'acido linoleico (OXLAM).

Gli OXLAM sono citotossici, genotossici, mutageni, cancerogeni, aterogenici e trombogeni, quindi ridurli è la chiave per proteggere la tua salute e sfruttare tutti i benefici che gli omega-3 hanno da offrire.

In teoria, l'ideale sarebbe ridurre l'acido linoleico a 2 o 3 grammi al giorno, che si avvicina a quello che assumevano i nostri antenati prima che si diffondessero tutte queste condizioni croniche di salute, tra cui obesità, diabete, malattie cardiache e cancro. Questo significa eliminare i seguenti oli:

Soia

Mais

Colza

Cartamo

Girasole

Arachidi

Altre fonti principali includono patatine fritte imbustate con olio vegetale, condimenti per insalata commerciali, praticamente tutti gli alimenti trasformati e qualsiasi fast food fritto, come le patatine fritte. Come bonus aggiuntivo, anche eliminare i fast food e gli alimenti trasformati è fondamentale per ridurre i disturbi autoimmuni. È stato recentemente suggerito, ad esempio, che i cambiamenti nei nostri microbiomi causati da un'alimentazione da fast food stanno innescando malattie autoimmuni.

Il messaggio da portare a casa è questo: oltre ad aumentare i tuoi omega-3, devi ridurre anche l'apporto di omega-6, in particolare l'acido linoleico dagli oli di semi.

Di quanta vitamina D hai bisogno?

È possibile ottimizzare i livelli di vitamina D tramite un'attenta esposizione solare, che è l'ideale, dato che è sempre più riconosciuto che vi sono molti vantaggi nell'esposizione al sole oltre alla vitamina D. Se però non puoi esporti al sole a causa del luogo in cui vivi o del tuo stile di vita, potrebbe essere necessaria un'integrazione giornaliera di vitamina D3 fino a 10.000 unità per raggiungere un livello di vitamina D tra i 40 e i 60 ng/mL.

Secondo i dati degli studi di GrassrootsHealth D*Action, il livello ottimale per la salute e la prevenzione delle malattie sembra essere compreso tra i 60 ng/mL e gli 80 ng/mL, mentre il limite di sufficienza sembra essere di circa 40 ng/mL. In Europa, i livelli che occorre raggiungere sono rispettivamente da 150 a 200 nmol/L e 100 nmol/L.

Il modo migliore per valutare se sia necessario aggiungere un integratore, e la quantità, è quello di fare un test dei livelli della vitamina, possibilmente due volte all'anno, a inizio primavera, dopo l'inverno, e a inizio autunno, quando il livello è al suo massimo e al suo minimo, rispettivamente. È importante sottolineare che gli integratori di vitamina D devono essere bilanciati da altri nutrienti, come la vitamina K2 (per evitare complicazioni associate a eccessiva calcificazione arteriosa), calcio e magnesio.